Museo delle Terre Nuove | Sala 8 - LE NUOVE COMUNITÀ - Museo delle Terre Nuove
Nella sala sono conservate maioliche e oggetti di uso quotidiano rinvenuti durante gli scavi archeologici del Palazzo.
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Sala 8

LE NUOVE COMUNITÀ

“Nella sala sono conservate maioliche e oggetti di uso quotidiano rinvenuti durante gli scavi archeologici del Palazzo. Il video ripropone la decisione degli abitanti del castello di Ricasoli di trasferirsi e diventare o meno terrazzani di Castel San Giovanni. Si cerca infatti di far capire che non era poi così facile lasciare la propria condizione di servo della gleba per abitare come cittadino in una terra “nova et libera” e diventare membro di una nuova comunità.

Approfondimenti


REPERTI ARCHEOLOGICI

L’ultimo intervento di restauro dell’edificio, effettuato negli anni 1986-1990, è stato preceduto da un’importante campagna di scavo che ha contribuito a chiarirne la storia. Nel corso dell’indagine furono recuperati numerosi reperti, con un’ampia serie di manufatti ceramici e vitrei databili in un arco cronologico compreso fra il XV e il XVIII secolo, risalenti quindi al periodo in cui il palazzo era stato sede dei Vicari del Valdarno e dunque testimoni della presenza più regolare e continuativa degli ufficiali fiorentini. Le maioliche arcaiche, di probabile produzione locale, risentono dell’influenza aretina e senese, mentre la ceramica quattrocentesca risulta prodotta in area fiorentina, in particolare a Montelupo, a testimonianza di come San Giovanni avesse raggiunto una sua solidità politica e commerciale. Le ceramiche di minor pregio sono probabilmente di fabbricazione locale, così come i vetri, la cui industria era tra le attività manifatturiere tradizionali di San Giovanni: sono stati rinvenuti prevalentementi manufatti da mensa in vetro soffiato. In generale, questi reperti raccontano la storia di chi stava nel palazzo e aiutano a definirne l’andamento: una vitalità inizialmente discontinua e rarefatta, soprattutto durante la fase trecentesca, che si fece poi più assidua nella fase di sviluppo e consolidamento dell’istituzione del vicariato, per andare incontro, dal Seicento in avanti, a una progressiva perdita di importanza. Sono state inoltre rinvenute 48 monete, di cui 8 risalenti all’età imperiale romana, di importante rilievo per la storia della cittadina. Se i pezzi antichi furono probabilmente prelevati insieme al trasporto di terra, per il resto si tratta di monete minute di ampia circolazione: come scrivono Boldrini e De Luca, sono gli “spiccioli” casualmente smarriti. Pur se spesso in cattivo stato conservativo, la loro coniazione - riferita a zecche di tutta Italia - sottolinea come la cittadina fosse un vivace centro commerciale e una tappa importante per viaggiatori e mercanti di varia provenienza.
(Il testo è tratto dalla guida del museo, a cura di Claudia Tripodi e Valentina Zucchi, Sagep, 2024)